venerdì 27 marzo 2009

Dall'Ego a Hegel



Nella mia ricerca di crescita e di comprensione ho incontrato molti che definivano l'Ego come il vero Avversario e l'unico vero ostacolo alla progressione spirituale e alla liberazione dell'uomo. D'accordo con questa affermazione, mi sono poi dovuto inevitabilmente scontrare con l'interpretazione e con l'immaginazione umana che dava coloriture via via differenti a questa astrazione fino a fargli assumere involontariamente barocche e medievali connotazioni storpiando la natura del concetto stesso.
Mi rendo conto che non posso definirlo e nel definirlo lo travesto ma permettetemi di dire che sicuramente è identificabile con un concetto di limite e opposizione.
Limite si intende allo sviluppo e alla crescita, all'integrazione psichica-spirituale di quel meraviglioso processo che è l'essere umano.
E' un limite perchè fa credere all'uomo di essere ciò che non è, cioè il figlio stupido della Storia, un bambino senza consapevolezza che non si rende conto di come venga condotto e agito dalla sua istintività, dalle sua soffocante emotività, da una vuota cerebralità.
L'Ego è la meccanicità, che nasce dall'assenza dell'auto-osservazione e della consapevolezza di sé. E' quell'autoipnosi che ci fa pensare al mondo sempre nello stesso modo, senza mai un momento di riconoscimento intuitivo, senza un attimo di estasi e uscita da quel se stesso fasullo e imbalsamato con cui ci identifichiamo attraverso il continuo ripensarci.
E' la fissità delle nostre idee riguardo noi stessi e il mondo; è la trappola del linguaggio a cui non sappiamo sfuggire permettendoci di dire no alla significanza univoca e paradossalmente terribilmente soggettiva delle parole.
E' l'ottusità del “Lo So!” quando tutto può essere nuovo e riscritto in ogni istante; è la parola subita e non riflessa né dialogata, è l'assenza di apertura al nuovo.
Ego è la memoria e in senso collettivo la storia come schema fisso, come l'idea che qualche cosa debba essere per sempre nel modo in cui nel passato l'abbiamo pensata individualmente e collettivamente.
Ego è il modo con cui sosteniamo come assolute certezze e convinzioni che sono in effetti solo definizioni temporali e figlie di un divenire che inevitabilmente le trasformerà in qualcos'altro, in una nuova creazione per chi si permetterà di accoglierà.
Ego è, per dirla in termini cosmologici, la meccanicità, la vuota ciclicità degli astri che nel suo estremizzarsi ipnotizza l'anima in un'infernale fissità priva di scopo, nella totale assenza di movimento psichico e spirituale, nel satanico immobilismo della materia.
Tutto questo si contrappone all'intuizione, al Genio, all'irrefrenabile creatività, all'atto artistico, al riconoscimento estetico, alla trasfigurazione estatica, al magico venir meno di ogni concetto o facile riduzionismo di fronte al Mistero e all'Inesplicabilità della Vita stessa che è Logos uscito dal Caos.
Questa Creatività può, nella metafora, essere paragonata al cangiante dinamismo del Fuoco, all'attività Solare e alla sua natura irradiativa e omnidirezionale.
E' una Forza che ci possiede e ci rende suoi strumenti e ci spinge verso l'evoluzione e forse qualche sorta di trascendenza e di Eschaton. Ma è paradossalmente la stessa forza che prima chiamavamo istinto, emozionalità e razionalismo e che ci ha nutrito e diretto nella progressione evolutiva suggerendoci passioni, desideri e ambizioni via via diverse e nuove e che adesso riceviamo con un nuovo intendimento e un diverso e più sottile rapimento.
Di fronte a questa Forza l'uomo si sente come una bussola immersa in un campo magnetico che lo orienta secondo una direzionalità. Ma come l'ago calamitato diventa lui stesso un dipolo che pur proiettandosi verso una dimensione futura rimane con lo sguardo a mirare il passato appena lasciato, talvolta indeciso, spesso trattenuto, altre volte terribilmente angosciato dal futuro che lo aspetta.
L'uomo, come dicevano i Rinascimentali, è misura di tutte le cose perchè è a lui che si riferiscono tutte le immagini della storia, tutti gli svelamenti dell'Inconscio Collettivo.
Ma è una misura che si sposta, un punto di riferimento immerso in un fiume intelligente che continuamente gli si ripresenta nuovo eppure identico e irresistibilmente lo trascina verso l'Alienità.
Ecco il gioco della Dualità e della Vita nel tempo e nell'evoluzione, ecco il movimento a spirale di hegeliana memoria che ci guida attraverso continui abbandoni e nuove presentazioni dello Spirito.
E che cos'è mai l'ego se non quel retaggio, l'antitesi inevitabile e necessaria, che ci ricorda del nostro passato più prossimo dal quale proveniamo e che continuamente ci segue raffinandosi attraverso il nostro procedere.
L'ego è il confine temporale posto alle nostre identità in espansione, l'utero, la negazione che ci trattiene da una Totalità Geniale che non siamo ancora in grado di contenere e apprezzare. Se questa Totalità si svelasse anticipatamente ci porterebbe inevitabilmente alla pazzia e alla frammentazione piuttosto che all'ordine trascendente e all'unità senza limiti.
L'ego è certo Satana, ma è un buon diavolo se il limite che ci pone e che scegliamo è uno più ampio di quello che avevamo appena superato. Altrimenti, se per un oscuro motivo desideriamo tornare indietro verso l'incoscienza e la meccanicità sia pure in un nostalgica dimensione panica e istintuale che orgasticamente ci attrae nei suoi aspetti fusionali, diventa non più una forza che ci protegge e salvaguardia ma un errore che ci trattiene in acque putride e stantie. Poiché l'atemporalità orgiastica di Pan e Dioniso ricorda per somiglianza quella numinosa del Logos e della Luce ma ha qualità differenti pur essendo l'espressione polarizzata di una stessa Sostanza; una risveglia e l'altra addormenta.
“L'eternità della Luce è Ovunque e quella del Tenebra in nessun luogo”
L'ego è anch'esso dunque una dualità che serve lo Spirito, l'ombra che inevitabilmente proiettiamo sul passato e le nebbie benefiche che ci avvolgono dal futuro mentre ci dirigiamo verso l'Eschaton.
Questo rende onore al fatto che siamo ancora umani pieni di limiti ma consapevoli di essere dei processi magnetizzati da correnti che sta alla nostra volontà e decisione percorrere; che siamo continuamente chiamati a scegliere nuovi desideri e diverse condotte d'azione pur trattenuti dall'indolenza e dal nostalgico desiderio e attaccamento a quanto è già stato dato e si è ormai consumato.

4 commenti:

Donnie ha detto...

Grazie Timor, leggerti è sempre emozionante..

anto-az ha detto...

quando si dà un nome a qualcosa le si pone un limite!
siamo capaci di guardare il mare,un lago,una pianta,un qualsiasi cosa, e non riuscire a definirlo?


la tua dimora timor,
che bellezza.

Timor ha detto...

Grazie Donnie :-)

Anto-az il linguaggio è una sofferente necessità....
Eppure alle volte veicola in mezzo agli spazi vuoti nuove aperture.
Le tue indefinite acque non saranno mai le mie ma magicamente potremo goderne e bagnarci insieme.
Universi che si toccano, si compenetrano, si capiscono e si lasciano arricchiti di personali tesori

Grazie, bello trovarti qui ;-)

anto-az ha detto...

la falsità è opera della verità!................




grazie a te si esprime......